venerdì 12 marzo 2010

Enrico Testa

"[La poesia] è fedele alla sua radice terrena senza però tramutare il paesaggio umano in grigia insensatezza o il quotidiano in catalogo minimalista di piccoli fatti, ed è sensibile ai richiami del «trascendente» che scorrono nelle relazioni senza però edificare su di essi una mitografia della verità e dell'assoluto. Filo teso tra l'essere e il nulla, si sofferma sui molteplici luoghi dell'esistere con una disponibilità che, debitrice in più punti della lezione dei maestri più anziani, è direttamente proporzionale alla fine della credenza nella centralità dell'io, allo straniamento del suo punto di vista, ad un impianto compositivo che assume in sé narrazioni ellittiche, parole altrui, figure ben distinte, oggetti d'inquietante familiarità, elementi animali e naturali che guardano, insistono, interrogano."