venerdì 12 marzo 2010

Enrico Testa

"[La poesia] è fedele alla sua radice terrena senza però tramutare il paesaggio umano in grigia insensatezza o il quotidiano in catalogo minimalista di piccoli fatti, ed è sensibile ai richiami del «trascendente» che scorrono nelle relazioni senza però edificare su di essi una mitografia della verità e dell'assoluto. Filo teso tra l'essere e il nulla, si sofferma sui molteplici luoghi dell'esistere con una disponibilità che, debitrice in più punti della lezione dei maestri più anziani, è direttamente proporzionale alla fine della credenza nella centralità dell'io, allo straniamento del suo punto di vista, ad un impianto compositivo che assume in sé narrazioni ellittiche, parole altrui, figure ben distinte, oggetti d'inquietante familiarità, elementi animali e naturali che guardano, insistono, interrogano."

1 commento:

  1. «[…] ha preso consistenza un secondo tipo di problemi, che può essere definito di soluzione […]. Base negativa ai problemi di soluzione, in parte irrazionale, è l’avversione per il POETA-IO, quello che ci racconta la sua storia. Per costui ciò che gli capita è, proprio in quanto gli capita, estremamente interessante. Egli fa parte di quella schiera di neo-crepuscolari che si fanno fotografare con il profilo un po’ appuntito sullo sfondo di emblematici fiumi.
    […] Sotto l’apparenza irrazionale sta il motivo adeguato, la causa necessaria: si è capito che per far poesia si deve partire da altri luoghi, chiedere altra sostanza (senza negare l’importanza delle spinte derivanti dalle reazioni personali, problema a volte vitale nel momento di mettersi a scrivere, risolto da un’indispensabile consapevolezza che fa scegliere certe direzioni e non altre, ovviamente). Si è avvertita, insomma, l’importanza dell’EVENTO ESTERNO, da cui sentiamo colpita la comunità e non più, soltanto, la persona del poeta isolato: e lì ci si misura, noi, uomini. È utile precisare che si vuole, appunto, definire le IMMAGINI dell’uomo o degli uomini, delle cose e dei fatti che operano all’esterno e all’interno dell’esistenza.»

    (Antonio Porta, ‘Poesia e poetica’, 1960)

    [Al maiuscolo qui utilizzato corrisponde, nel testo di Porta, il corsivo].

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